Filosofi della Magna Grecia

I filosofi della Magna Grecia, la regione del sud Italia colonizzata dai Greci nell'antichità, hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo del pensiero filosofico occidentale. Molti di questi filosofi erano associati alla scuola pitagorica o ne furono influenzati. Ecco alcuni dei più noti:

Pitagora: Fondatore della scuola pitagorica, è noto per le sue teorie in matematica, musica, e filosofia. La sua filosofia incorporava elementi di misticismo e enfatizzava l'importanza dei numeri nell'universo.

Filolao: Un altro importante filosofo pitagorico, è noto per aver teorizzato che al centro dell'universo ci fosse un "fuoco centrale" intorno al quale tutto ruotava, inclusa la Terra.

Alcmeone di Crotone: Un filosofo e medico pitagorico, è considerato uno dei primi ad aver praticato la dissezione per scopi scientifici. Ha anche fatto importanti osservazioni sulla natura umana e sulla salute.

Archita di Taranto: Un matematico e filosofo, contribuì notevolmente alla matematica e alla meccanica, oltre a essere un influente pensatore pitagorico.

Empedocle: Anche se non strettamente un membro della scuola pitagorica, Empedocle di Agrigento è spesso associato ai filosofi della Magna Grecia. È noto per la sua teoria dei quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) e per i suoi contributi in vari campi del sapere.

Parmenide: Di Elea, un'importante colonia greca in Magna Grecia, Parmenide è noto per il suo lavoro sulla natura dell'essere e la realtà, sfidando le concezioni precedenti con il suo approccio razionale.

Zenone di Elea: Discepolo di Parmenide, è famoso per i suoi paradossi, in particolare quelli che mettono in discussione la concezione comune di movimento e spazio.

Questi filosofi hanno contribuito in modo significativo a vari campi, dalla matematica e la scienza alla metafisica e l'etica, influenzando profondamente il corso del pensiero occidentale.

Paestum, città fondata dai Greci intorno al 600 a.E.V., inizialmente chiamata Poseidonia in onore di Poseidone, dio del mare. Dopo essere stata occupata dai lucani tra il 400 e il 273 a.E.V., divenne colonia romana con il nome di Paestum.

Tuttavia, la fondazione della città fu preceduta da un insediamento commerciale sulla sponda sinistra del fiume Silaros, spostato successivamente per motivi sanitari. La città sviluppò un porto marittimo e fluviale, con il Tempio di Era Argiva che divenne uno dei più grandi santuari dell'antica Italia.

La fine dell'Impero Romano coincise con quella di Paestum, nel 500 E.V., a causa di un'epidemia di malaria e dell'insalubrità del territorio. Gli abitanti abbandonarono gradualmente la città, che fu riscoperta nel 1762 con la costruzione di una moderna strada. Le principali vicende storiche di Paestum includono la sua fondazione come colonia greca, l'influenza sibarita, la distruzione di Sibari e la crescita economica e politica di Poseidonia, che raggiunse l'apice con l'arrivo dei fuggiaschi sibariti.

Nel V secolo a.E.V., i lucani infiltrarono la colonia, seguiti dalle lotte con i bruzi per il dominio territoriale. Nel 273 a.E.V., i Romani occuparono la città, ribattezzandola Paestum. Durante il periodo romano, nel III secolo, Paestum visse un periodo di prosperità con la costruzione di nuovi edifici pubblici. Tuttavia, il declino successivo fu causato da nuove rotte commerciali e dall'epidemia di malaria nel IX secolo, insieme alle incursioni dei pirati saraceni, portando alla fuga degli abitanti e all'abbandono dell'antica Poseidonia.

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